Oltre la VALLE DEI TEMPLI

La Granita Siciliana: ricetta di Leonardo Sciascia

Di ricette di granita siciliana ne è pieno il web.

Ho scelto per voi le parole di Leonardo Sciascia che evocano l'atmosfera dei tempi andati e ci danno gli ingredienti della granita per come la si è fatta sempre a casa mia, ma che per molti di voi saranno una sorpresa. Leggete!

Chi si ricorda più della neve che i carretti portavano giù dalle neviere di montagna, coperta di sale e paglia, e di cui per le strade si gridava la vendita e dalle case si accorreva a comprarla refrigerio delle mense estive? Due soldi di neve, quattro soldi: e la si metteva nell'apposito incavo di certe bottiglie (non ne ho viste più in giro), a far fresca l'acqua, a rendere quei fortissimi vini rossi all'illusione della leggerezza. Mezza lira di neve poi bastava a gelare quell'insieme di acqua, zucchero e limone e bianco d'uovo battuto a schiuma, che era la granita: la granita di una volta, che ancora, fortunatamente, in qualche paese fuori mano  è possibile trovare.

Leonardo Sciascia

Punta Bianca

Se siete alla ricerca di un luogo ancora poco frequentato, di un paesaggio dalla bellezza aspra e solitaria, Punta Bianca fa per voi.

Si tratta di una scogliera bianca della costa agrigentina, ad est,  tra Agrigento e Palma di Montechiaro.

Ci si arriva dopo soli 15 minuti di auto dalla famosa Valle dei Templi. La strada però diventa negli ultimi 4 km molto dissestata. Praticabile solo da chi vi acceda con fuoristrada, in mountain bike o semplicemente a piedi. La vegetazione è rappresentata dalla macchia mediterranea e quasi del tutto priva di alberi. Se si opta per l'escursione a piedi sarà meglio non scegliere le ore centrali del giorno.

E questa difficoltà di accesso che la rende ancora poco frequentata, selvaggia e solitaria a paragone della ben più famosa Scala dei Turchi che si trova sempre sulla costa agrigentina, ma in direzione opposta, ad ovest.

Tre a mio avviso gli elementi da attenzionare:

Un massiccio roccioso sulla vostra sinistra, in andata, che da una particolare angolazione vi sembrerà assumere il profilo di un enorme elefante, avente un foro per occhio. Riuscirete a vederlo?

Un bunker della seconda guerral mondiale in cima ad una collinetta di argilla. Salire,  ma ancor di più  poi scendere, da lì, non è facilissimo. Il panorama che si apprezza da quel punto però ne ripaga fatica.

E infine la casa dei doganieri abbandonata. Sembra uscita dai versi di Eugenio Montale. E più che simbolizzare la presenza umana sembra sottolinearne la sua assenza.

Un luogo impareggiabile fortunatamente prossimo a venire riconosciuto come Riserva Naturale di Punta Bianca dalla Regione Sicilia.

Il candore della roccia è spiegato dalla sua geologia. La formazione di marna bianchissima  risale a circa 5-6 milioni di anni fa, nel periodo Messiniano.

La roccia è costituita prevalentemente da alternanze di argille e gusci calcarei di microplancton detti globigerine.

L'affioramento di questa formazione rocciosa in più punti della costa agrigentina (Punta Bianca, Scala dei Turchi, Capo Bianco) ci testimonia della riapertura dello Stretto di Gibilterra avvenuto all'inizio del Pliocene, circa 5,5 milioni di anni fa. Riapertura che portò al riempimento del Mediterraeo che nei circa 250.000 anni precedenti era rimasto isolato dall'attuale Oceano Atlantico, asciugandosi quasi completamente tranne che in alcuni punti più profondi. Questi bellissimi depositi messiniani, di argille e globigerine, sono poi stati portati in superficie in tempi più recenti a seguito di spinte tettoniche in alcuni tratti della costa agrigentina rendendola unica.

 

 

Le edicole votive di Agrigento

Agrigento conta circa 140 edicole votive nel suo centro storico.
Si tratta di nicchie ricavate nelle mura di palazzi o chiese per ospitare una statua o un'immagine religiosa.

In greco antico "aedes" indica un tempio. Aedicula sta quindi per piccolo tempio. Ed infatti il più delle volte ne ripete l'architettura presentandosi con timpano sorretto da due colonnine.

Le edicole sono quasi sempre di proprietà privata, ma si rivolgono a tutti poiché  mirano ad indurre il passante ad un momento di preghiera.
Vengono realizzate dalla famiglia che  abita l'immobile, o da più famiglie dello stesso quartiere. I proprietari devono prendersene cura. Un compito non proprio  trascurabile quando i fiori erano solo naturali ed i lumini di cera. All'approssimarsi delle festività religiose poi occorreva adornarle anche esteriormente con tralci di foglie e frutti. Difatti è durante lo svolgersi di una processione che le edicole vivevano il loro momento forte. Diventavano punto obbligato di fermata. Richiedevano l'omaggio di una preghiera o di un canto. A Natale poi divenivano luogo privilegiato per la celebrazione della novena popolare cantata.
Nel nostro centro storico si susseguono ad ogni angolo. Tutte diverse. Ve ne sono in forma classica di tempietto, o rettangolari, ornate di fregi barocchi. Alcune di grande pregio artistico: come quella dell'Immacolata sul Palazzo Bentivegna. La maggior parte risalgono alla fine del  Settecento o all'Ottocento e sono dedicate alla Madonna. E ciò a conferma della vocazione mariana, femminile, della religiosità siciliana. 
E poi ancora ve ne sono dedicate a Cristo e a San Giuseppe.
Sono tra gli ultimi segni di una religiosità antica, già precristiana, che per esprimersi necessita di gesti e attenzioni quotidiane.

Venite a scoprirle, insieme con le chiese, le facciate e i cortili di Girgenti, il nostro centro storico.