Punta Bianca

Se siete alla ricerca di un luogo ancora poco frequentato, di un paesaggio dalla bellezza aspra e solitaria, Punta Bianca fa per voi.

Si tratta di una scogliera bianca della costa agrigentina, ad est,  tra Agrigento e Palma di Montechiaro.

Ci si arriva dopo soli 15 minuti di auto dalla famosa Valle dei Templi. La strada però diventa negli ultimi 4 km molto dissestata. Praticabile solo da chi vi acceda con fuoristrada, in mountain bike o semplicemente a piedi. La vegetazione è rappresentata dalla macchia mediterranea e quasi del tutto priva di alberi. Se si opta per l'escursione a piedi sarà meglio non scegliere le ore centrali del giorno.

E questa difficoltà di accesso che la rende ancora poco frequentata, selvaggia e solitaria a paragone della ben più famosa Scala dei Turchi che si trova sempre sulla costa agrigentina, ma in direzione opposta, ad ovest.

Tre a mio avviso gli elementi da attenzionare:

Un massiccio roccioso sulla vostra sinistra, in andata, che da una particolare angolazione vi sembrerà assumere il profilo di un enorme elefante, avente un foro per occhio. Riuscirete a vederlo?

Un bunker della seconda guerral mondiale in cima ad una collinetta di argilla. Salire,  ma ancor di più  poi scendere, da lì, non è facilissimo. Il panorama che si apprezza da quel punto però ne ripaga fatica.

E infine la casa dei doganieri abbandonata. Sembra uscita dai versi di Eugenio Montale. E più che simbolizzare la presenza umana sembra sottolinearne la sua assenza.

Un luogo impareggiabile fortunatamente prossimo a venire riconosciuto come Riserva Naturale di Punta Bianca dalla Regione Sicilia.

Il candore della roccia è spiegato dalla sua geologia. La formazione di marna bianchissima  risale a circa 5-6 milioni di anni fa, nel periodo Messiniano.

La roccia è costituita prevalentemente da alternanze di argille e gusci calcarei di microplancton detti globigerine.

L'affioramento di questa formazione rocciosa in più punti della costa agrigentina (Punta Bianca, Scala dei Turchi, Capo Bianco) ci testimonia della riapertura dello Stretto di Gibilterra avvenuto all'inizio del Pliocene, circa 5,5 milioni di anni fa. Riapertura che portò al riempimento del Mediterraeo che nei circa 250.000 anni precedenti era rimasto isolato dall'attuale Oceano Atlantico, asciugandosi quasi completamente tranne che in alcuni punti più profondi. Questi bellissimi depositi messiniani, di argille e globigerine, sono poi stati portati in superficie in tempi più recenti a seguito di spinte tettoniche in alcuni tratti della costa agrigentina rendendola unica.

 

 

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